SILVIO ZANELLA
antologia critica
Guido Ballo
dal catalogo della personale alla Galleria Bergamini, Milano, 1954
…Perché il colore (in Zanella) non è mai sensuale: è come filtrato dall’intelletto.
Del resto questo artista si distingue tra i giovani per il particolare spirito autocritico.
Ma egli ha raggiunto ormai una maggior foga istintiva, che muove la composizione e la fa tendere ad una sintesi più immediata e unitaria, in funzione lirica: ricollegandosi alla tradizione lombarda, di là da ogni cultura internazionale….
Renzo Modesti
da “la Prealpina” del 19 marzo 1954
….Guido Ballo nella presentazione sottolinea il suo “particolare spirito autocritico”; noi andiamo più in là, ci richiamiamo anche alla sensibilità, perché Zanella, bandita la strada di una pittura mentale (che tale gli si era aperta) non s’è irrigidito quando s’è trovato a per- correre, a un certo punto, quella che istinto e tradizione gli avevano aperto dinnanzi.
Enrico Piceni
da “Candido” del 21 marzo 1954
…Più che alla foga di un temperamento, Zanella si affida alle ricerche di uno spirito sorvegliato e frenato da un gusto e da una cultura notevoli. Nei suoi quadri più recenti troviamo un deciso avvio verso una maniera più sciolta e scoperta, come di chi si sente sicuro della propria voce e del proprio vocabolario e si scrolla di dosso ricordi, influenze e soggezioni. L’aria che circola tra le vele di quei ” bragozzi ” non è aria di accademia, neppure di modernissima accademia, ma aria di pittura.
Garibaldo Marussi
dal catalogo della personale alla Galleria Pater, Milano, 1963
…Importante è dunque rappresentare prima di tutto. E al tempo stesso, risolvere la rappresentazione in termini di poesia. La chiave semplice – difficile che ogni pittore, ogni poeta, ogni artista vorrebbe possedere. Questa chiave la si trova fuori dalla letteratura,…abbandonandosi a quel filo di canto che ogni uomo sente pulsare in sè, se riesce a isolarsi – e questo sembrerà strano – proprio dai rumori del mondo naturale.
Su questo piano potremo comprendere tanto la tensione emotiva di Birolli quanto il tremore religioso di Manessier, il furore di Pollock, il segno pacato e circoscritto di Kline, la dolce e paradisiaca temperie di Afro.
…Identiche emozioni ho riprovato osservando la patria “di verde” di Silvio Zanella.
…E davanti ai trepidi barlumi di cieli di Zanella che si districano quasi a fatica fra la massa orgogliosa dei verdi ho ripescato perduti paradisi…
Mario Lepore
da “Corriere d’informazione” del 9-10 febbraio 1963
…La tavolozza è di provenienza lombarda, ma il gusto è personale: più bassa, e con bei grigi nei dipinti di qualche tempo fa, man mano che si avvicina a oggi si fa più squillante e con delle luminosità dorate e degli intenerimenti che hanno qualcosa di autunnale. V’è in queste opere una armonia generale pacata e agreste, che pure rinserra un continuo vibrare del colore e della luce.
Leonardo Borgese
dal catalogo della personale alla Galleria Pater, Milano, 1964
Silvio Zanella sa capirmi tanto bene che dovrebbe essere lui a scrivere di me, piuttosto che io di lui. D’altronde sa anche scrivere tanto bene, senza falsa letteratura mai, che quando farò io una mostra lo pregherò proprio di presentarmi con una delle sue belle lettere, vive e sentite sì che par di vedere cose e non di leggere parole.
Ci conosciamo da poco, da un anno. Eppure è come se fossimo vecchi amici fedeli pieni di comprensione e d’intuizione l’uno verso l’altro.
Fui io, è vero, a scrivere di lui, criticando sul “Corriere” la personale che tenne l’anno passato qui nella galleria di Mino Pater. Dicevo che questo pittore possiede l’arte di segnare con colori chiari e luminosi, e con insistenza che menano alla contemplazione, al- l’estasi, a una specie di sublime ritmo del suo particolare sentimento o, meglio ancora, di un suo naturale istinto.
…Moderno quanto si voglia nella maniera nello stile, nella sensibilità e nella nervosità, Silvio Zanella, più che il tal posto della brughiera o del bosco lombardo, più che la riva o la fratta siciliana, cerca di perpetuare il sentimento di un’ora e cerca, cioè, di fondere la linea e il colore, l’agitazione e la contemplazione, la luce e la forma, in sue sintesi ( dal simbolismo e misticismo a certo futurismo boccioniano il passo è breve) alle quali conviene però sempre il titolo di “stati d’animo”.
Aurelio Natali
da “l’Unità” del 29 aprile 1964
…Zanella si conferma artista raccolto e meditato, intento a raccogliere quei valori immutabili che concorrono a ricomporre un ambiente e un clima favorevoli alla restaurazione dell’uomo.
Giulio Bedoni
dal catalogo della personale alla Galleria “La Cruna”, Novara, 1965
Fra i non molti artisti che, anche operanti nei modi astratti ed informali, appartengono al clima del naturalismo lombardo, un posto ed una funzione autonoma vanno riconosciuti a Silvio Zanella, pittore quarantasettenne di Gallarate, attivo nel primo dopoguerra nell’opera di rinnovamento con altri illustri colleghi della pittura italiana ed ora, da quasi una decina d’anni appartato e isolato nel proprio lavoro…
In questo spazio pittorico così difficile, perchè tenuto da una pittura fatta di sensibilità più che di cose, di sentimento più che di racconto, e così mirabilmente attualizzato dalle opere informali che si è detto, soltanto un pittore genuino e, quel che conta, dotato avrebbe potuto inserirsi con una sua autorità. E’ il caso di Silvio Zanella appunto,…l’artista lombardo, rivelando tecnica e mestiere di tutto rispetto innestati su una sensibilità moderna, perviene con abili sottigliezze cromatiche alla rappresentazione di emozioni immediate, alla sommessa e lirica evocazione di un mondo a cui ha saputo carpire la luce di un momento.
Palma Viardo
dal catalogo della personale alla Galleria Mereu, Genova, 1966
…Zanella dunque rivolge la sua ispirazione ad un soggetto ad una ragione di solo interesse; il mondo illuminato dalla luce circostante a lui. Vede ” l’innesorabile del tempo ” e il suo quadro è un’ansiosa interpretazione fatta a se stesso attraverso il colore, del perchè del colore stesso. Questo ritrovamento della lirica, della bellezza è pittura.
L’ansia che sorregge e convalida il dipinto raggiunto di Zanella, è la ragione di tutto il suo operato.
La sua arte come ‘in tutti i casi migliori è la trascrizione di una immagine del mondo, fermata per forza di spontaneità.
E. Balestrieri
da “Il Secolo XII”, 22 marzo 1966
…Nel complesso sono scorci che vibrano di continui trasalimenti e di metamorfosi poetiche…
Gian Pacher
dal catalogo della personale alla Galleria l’Argentario, Trento, 1966
Quando alla cronaca dell’angoscia e dell’incertezza, accostiamo un discorso capace di ricondurci al senso della natura, sostiamo attoniti. E’ come riscoprire, improvvisamente, valori dimenticati nel turbine del nostro tempo. Di più, ritrovare una alternativa poetica che sembrava perduta. … E Silvio Zanella manifesta, apertamente, questa volontà di ricerca entro la misura di un mondo naturale, al quale accostarsi con ricchezza di sensibilità e umile stupore di uomini. Il discorso di alternativa è, di conseguenza, detto entro la contemplazione delle brughiere e dei boschi con una vena di commossa partecipazione che penetra, pienamente, lo stesso fatto pittorico. Non vi è così una posizione di rinuncia odi evasione, ma la volontà di riscoprire valori antichi di presenza umana.
…Così Zanella si pone quale interprete elegiaco di un discorso libero, in cui le componenti di amore e di forza, di coerenza e di ‘poesia arricchiscono la pittura di una carica morale e di suadenza di toni. Un susseguirsi di accordi cromatici ,che, nelle timbrature del colore, sanno manifestare la musicalità del loro linguaggio.
M. Alzetta
da La Voce di S. Marco,12 novembre 1966
…la natura che lo guida, l’ampio respiro del paesaggio, è leggibile nell’opera dello Zanella estrinsecato in rapide pennellate di un cromatismo giocato con sapienza, dove la fusione avviene per contrasto e si legge in un assieme di notevole musicalità ed equilibrio. Atmosfera che conquista, imbevuta nel verde dove si concretizza, via via che si guardano le opere, il motivo che ha ispirato il pittore. Sostanza pittorica di tutto rispetto questa dello Zanella, alla quale ci si accosta volentieri e se ne gusta la gioia che è nel contenuto e nel colore.
P. Viardo
dai cataloghi delle personali alle Gallerie Kontakt di Anversa e Defacqz di Bruxelles, 1967
…Il mutamento di espressività che oggi notiamo non ne ha mutato l’animo, anzi egli si pone con più forza nel suo isolamento. Vieppiù tenace… La visione coloristica gli è strettamente personale come l’atto di invenzione espressivo, nel vari mutamenti occorsigli.
…Egli però proprio per queste ragioni con Birolli e Morlolli e qualche altro, ha collaborato a formare con quella particolare poesia, che è ormai storia, una scuola moderna Italiana ben distinta: il neo – naturalismo lombardo…
Mario Gorini
dal catalogo della personale alla Galleria La Matta, Padova, 1968
…La sua tavolozza è come una magica tastiera, dove ogni nota di colore scandisce un ritmo perentorio, precisa il volto di una presenza lirica, coglie un fremito di aria, di acque, di vento. Né mancano pause e suggestioni di mallarmeana memoria, in cui tutte le variazioni stagionali e le più sottili vibrazioni vegetali filtrano e risuonano in un’onda fluttuante e segreta per comporsi in unità sinfonica, lungo un diagramma tonale che registra piani e spazi, luci ed ombre, dilatando all’infinito…
Armando Brissoni
dal volume Zanella, Foglio Editrice, Macerata, 1968
…Zanella è un colorista sopraffino e crea delle campiture pittoriche che non invadono e che non appesantiscono la freschezza del verde delle fronde e le distese smeraldine dei prati. Quei toni sono l’efficacia che Zanella sa dare e trovare al momento opportuno, perché quegli accenti sono la forma più acuta e più bella del bosco sono la nota che vivifica un quadro e che in natura la stessa vivezza è analoga…
Elverio Maurizi
dal catalogo della personale alla Galleria Centro Marche, Civitanova Marche, 1968
…E’ un riposo spirituale tutto questo verde, queste albe e tramonti, annegati in una atmosfera particolare, dove la poesia si sposa alla sapienza tecnica e la liricità immanente riesce a trasferirsi nell’animo dell’osservatore, grazie a un sottile recupero memoriale. le cui logiche molteplici sembrano analiticamente riportarci, nei suoi processi associativi, al metodo dello Zanella, frutto di una cultura europea e di anni di lavoro…
Boro Pavlovic
di ” Architettura”, Zagabria, aprile 1968
…Zanella non ha bisogno di predicare, di interessare con anedotti e neppure con forme. Se cercate il senso delle sue opere lo troverete nel linguaggio pittorico, nel colore che è musicalità, poesia.
…Il suo valore è indipendente. Proviene dai suoi risultati non da una infatuazione o dalla novità. Guardando le sue opere ho avuto la sensazione di averle già viste nel sogno: nel senso Platonico, come fossero un’Atlantide pittorica , profonda sotto il mare della conoscenza.
Vedo questo mondo e lo accetto: e mi sembra mio.
Carlo Munari
dal catalogo della personale alla Galleria “Il Bilico”, Roma, 1967
… è in questa lucida razionalità dell’impianto, che l’emozione è fermata ed è espressa.
…Molte esperienze si susseguiranno nelle arti, nuovi tentativi e nuove proposte si avvicenderanno, non è difficile ipotizzarlo. E tuttavia dipinti come questi di Silvio Zanella resisteranno, io credo, ai corsi del gusto e all’usura del tempo, in forza della qualità del loro messaggio. Diciamo pure: in forza della loro poesia.
Luigi Serravalli
da “L’Adige”, 25 agosto 1967
Una gradita sorpresa, in questo scorcio d’agosto, le quindici tele di Silvio Zanella, alla ” Galleria Delfino ” di Elena Gaifas a Rovereto.
…Una sincera onestà, un proprio ricchissimo mondo interiore, una profonda meditazione. Silvio Zanella non conosce mode o umori: è così, integrato nelle forme più risentite del suo tempo, senza uno strappo della tradizione. L’assorbimento, la mimetizzazione sono state complete. Il pensare ha preceduto il dipingere. Queste tele sono e restano.
Arturo Bovi
Da ” Messaggero di Roma ” 19/11/1967
…Il linguaggio poetico di Zanella, che si esprime con stesure cromatiche che ricordano certe vetrate moderne, è fondato soprattutto sul significato dell’emozione di fronte alla natura. Le stesure di colore oltre le quali vi è presente una luminosità tratta dal colore stesso, sono costruite tessera su tessera…
…E in questa visione emotiva del colore Zanella esprime un suo messaggio il cui significato è affidato alla gamma cromatica continuamente diversa al contatto della luce.
Marco Valsecchi
dal catalogo della personale alla Galleria “La Bussola”, Torino, 1968
…Dico che a volte si ha l’impressione che quella densità del fogliame diventa filtro di luminosità, come una vetrata; altre volte l’ispessirsi dei verdi e dei blu nei riflessi acquarei pende verso le cupezze serali di certi paesaggi cezanniani verso la Marna. E bisogna dire che quel periodo, intorno al 1966, è assai proficuo nel corso della sua pittura, dove 1 ‘immagine ha una pienezza leggera e trasparente.
E comincia così il ” terzo tempo “.
E’ un dono di Zanella questa proiezione calma dei motivi della sua ricerca, spinta ora verso un traguardo di maggiore semplicità, anzi di sintesi. Sull’appoggio di un largo piano di base – acqua, prato notturno, brughiera – si scalano a fascia i piani successivi, alla conquista dello spazio libero del cielo. Un salire verso la rarefazione delle sensazioni liriche, cercando la chiave segreta di un paesaggio nell’intensità di un piano di colore che riassuma in sé tutta la forza di una luce e l’ampiezza di una prospettiva.
….frontalità che concede di cogliere, fulmineamente, certe profondità che sono insieme di visione naturale e di intuizione pittorica non naturalistica, come dimostrano appunto non pochi quadri di questo nuovo periodo.
Luigi Carluccio
da Gazzetta del Popolo, 15 settembre 1968
… Così l’arte di Silvio Zanella può apparire oggi affatto estranea alle ricerche più attuali; e lo è, infatti, in profondo, Lo è nella misura della sua continuità e del suo procedere su una strada che non è fissata da programma estetici ma da esigenze di poesia e dal carattere di tale sua poesia, essenzialmente lirico; disposto quindi all’abbandono dello spirito e dei sensi nel cerchio rarefatto di un certo clima pittorico e di una certa visione più che nei particolari di situazioni oggettive…
Marziano Bernardi
da La Stampa, 14 settembre 1968
… Ora egli è un pittore che fonda la sua rappresentazione sulla memoria di impressioni naturalistiche, colte sul vero, filtrate ed estremamente semplificate da un sentimento patetico ed in fondo romantico (di qui il ” lombardismo ” su cui tutti i suoi critici concordano) della campagna, della brughiera, del bosco, dell’acqua – acqua ferma, stagnante, da risaia – del cielo, nel quale gli piace delineare nuvole bianche, lievi, fantastiche, vagamente di forme umane: “nuvole- donne” le chiama l’artista. Le immagini, dense d’un colore caldo ma limpido, intriso di calme luci e trasparente come quello del Birolli delle Cinque Terre, risultando così di un naturalismo liricizzato al di là della natura che fa pensare all’ultimo De Stael.
Zanella è artista serio e meditativo, che ancora crede nelle possibilità espressive del linguaggio tipicamente pittorico, e non si lascia frastornare il capo dal super- market dell’arte merceologica e meccanizzata.
Angelo Dragone
da Stampa Sera, 10 settembre 1968
…Partito da una scarna composizione paesistica, lo Zanella, fin dall’ inizio degli anni Cinquanta, s’è volto verso soluzioni astratteggianti. Procedendo per sintesi egli ha finito col dare a forme e colori dei valori essenzialmente allusivi. I suoi grandi tasselli verdi sono i boschi del Gallaratese; i bruni, le macchie più fitte; le digradanti zone cromati che striate di luce vogliono essere a volta a volta prato, terra, bosco, cielo, le ghiaie e i rossi riflessi del Ticino, la pineta viareggina o le argentee chiome degli uliveti di Capo d’Orlando.
Può apparire persino candida questa pittura fluida e fresca: essa lascia però trasparire tanto il carico di emozioni che ogni volta la ispira, quanto la paziente fatica con la quale il pittore ha raggiunto queste immagini quasi distillandole dal vero.
Piero Chiara
dal catalogo della personale alla Galleria Gianferrari, Milano, 1971
…Fermo di fronte al tempo che 10 sfiora, come e fermo davanti al fluire delle acque, Silvio Zanella ha contemplato a lungo il transito delle apparenze terrestri, e nei suoi dipinti ha coagulato di volta in volta le sue visioni, contenendole in ben deliminati intervalli d’ombra e di luce. Sempre secondo un modulo proprio; consapevole di parallele o similari esperienze, eppure non mai tributario di maniere altrui.
Ma spostando in avanti di anno in anno la mira del suo occhio assetato di spazio, gli è accaduto di evadere dalla realtà pur senza perdere contatto con la materia che ha riempito i suoi quadri in questi anni, e di pervenire a sublimarsi in un sogno di lievitazioni celesti, fermate nel punto in cui le figure umane trapassano alla forma eterea, alla sostanza invisibile.
…e lo spettacolo che Egli offre è il più emozionante che possa presentare un’attività creativa arrivata al limite dell’espressione e avventurata nell’empireo delle idee pure, delle ascensioni o assunzioni che possono salvare l’essenza dell’uomo restituendola all’aria, all’etere, all’altissima sfera di silenzio e di luce dove l’arte ha fine e principio.
Pino Zanchi
da Il Giornale di Pavia, 13 aprile 1971
da Gazzetta di Vigevano, 13 aprile 1971
…Zanella si è avventurato nel grande spazio della natura, sco- prendo un orizzonte assolutamente nuovo, in una prospettiva al di fuori del tempo e dello spazio, una magia intensamente espressa, che intensifica le sensazioni ed i ritmi, in una visione omogenea…
Dino Villani
da Libertà, Piacenza, 15 aprile 1971
da Gazzetta, Mantova, 23 aprile 1971
…Ora ci sembra che Zanella si sia sciolto e gridi 1a sua gioia davanti la natura che lo circonda poiché è sempre il paesaggio della brughiera che lo ispira e gli svela i suoi magici segreti fatti di finezze, che l’artista riesce ad esaltare con acutezza spesso esemplare, con una sensibilità che trova gli accordi anche sulle note alte, le quali si alzano come un inno alla bellezza semplice, raccolta nella sua umiltà.
Piero Raffa
da NAC, Milano, Luglio 1971
…Soprattutto il suo colore, sensuale e incantato, possiede un lirismo trasfigurante che disperde le traccie del Varesotto da cui l’artista ha preso lo spunto e le tramuta in un mondo di sogno e di non so quale felicità, perduta o sperata, in cui l’erotismo assume accenti casti e idealizzati, che contrastano significativamente con l’erotismo sbracato e commerciale che ci assedia nel mondo di oggi.
Enotrio Mastrolonardo
da La Stagione n.5, 1971
…Ora poi che, superato il rischio e spenta quella sua passione, è ritornato da tempo al suo vero amore e nel suo ambiente più congeniale, egli ha ritrovato se stesso, ha riscoperto la sua più profonda origine, e la realtà gli è riapparsa più libera, più poetica e ,più bella. Non la realtà fredda e inerte delle cose e degli oggetti, ma quella viva e fremente che solo un autentico artista riesce a vedere e sentire…
Giuseppe Servello
da Giornale di Sicilia, Palermo, 7 maggio 1971
…Per Zanella il nudo femminile alita sulle trasparenze dei cieli come un sogno semplicemente allusivo, che eccita coloristicamente l’occhio e resta sospeso sopra una realtà quasi metafisica…
Carlo Munari
da Il Cocktail, Milano, luglio 1971
L’opera di Silvio Zanella è fra le poche, ai nostri giorni che inducono a sperare nel destino della poesia come salvezza dell’uomo: come alimento della sua vita, assenza preoccupante, che provoca lo scadimento progressivo della qualità umana, che favorisce la trasformazione dell’uomo in un grande robot.
…Nel sognante riproporre la possibile esistenza di un Paradiso terrestre, Silvio Zanella ricorda dunque agli uomini che la perduta età dell’Oro è ancor oggi ricuperabile: celata in noi nei domini della psiche profonda, essa può instaurarsi nell’armonia dell’io con la natura riconquistata.
Franco Grasso
da L’Ora, Palermo, 14 magio 1971
…Le immagini alitano senza posare, non sopraffanno il paesaggio, sembrano pronte a dileguarsi o a tramutarsi; ma intanto comunicano a tutto il contesto i caratteri di una “rèverie” di una sospensione tra il reale ed il fantastico, di una pacata sensualità vissuta li limiti della immaginazione.
Albano Rossi
dal catalogo della personale alla Galleria “La tela”, Palermo, 1972
…Difatti Zanella “RICREA” di volta in volta il suo paesaggio, sempre permeato di nuovi intenti, di nuovi esiti espressivi, ricostruendolo per scansioni cromati che entro un’orditura di tasselli evocanti piani e volumi, e sulla quale la selva delle campiture tonali, giustapposte verticalmente in vibranti soluzioni di trasparenze umbratili, di deliri coloristici autunnali, di avvampate accensioni estive, appaiono simili a grandi tessere di un mosaico preziosamente colorate e incastrate secondo un ritmo musicale di continuo mosso e variato da umorose e patetiche sollecitazioni.
Il dipinto diviene a un tratto carico di significati appunto della terra e dell’uomo, in una pittura d’elevata magistralità, tutta quintessenziata di lirismo e tutta vivificata dal brivido pagano del “concerto campestre”.
Elda Fezzi
dal catalogo della personale alla Galleria Gian Ferrari, Milano, 1975
…Poi, lentamente, attraverso altre mediate esperienze, “anche la visione di Zanella è mutata perché anche Zanella ha captato l’insidia che minaccia il mondo” come ha scritto Carlo Munari. Anche quelli che parevano nei dipinti, i calmi orizzonti di una pittura paesistica hanno visto prodursi strani fenomeni di addensamento atmosferico, bizzarre concrezioni ferrigne che hanno preso corpo di manufatti umani usuali, ma che scalano i cieli con le sembianze di altre, torbide specie mitiche, questa volta tinte del fatale colore di un habitat tecnologico…
Il paesaggio di natura si è alterato, ha preso colori tempestosi, trascolorazioni quasi vulcaniche, infernali, come se stesse per ritornare ai tempi del caos.
…Il fatto curioso è che sembrano proprio passare sui cieli di una pianura o di un mare a noi noto, quei domestici e orridi utensili armati di denti aggressivi, di uncini poco rassicuranti, pronti ad operazioni minacciose. Eppure il loro aspetto rivela che non sono partiti da una fabbrica d’armi, ma dalle cucine terrestri…
In effetti, la novità più sorprendente di questa “visione” di Zanella proviene dal fatto che gli utensili hanno preso possesso di un altro ambiente, si sono sostituiti ad altre cose.
…Per certi aspetti, sarà forse arduo stabilire se in questa apparizione di uccelli meccanici sia più pressante una drammatica ossessione personale, sofferta nell’intimo, oppure un’oggettiva e lucida ironia che esorcizza, attraverso il grottesco, anche la supremazia della macchina, del suo avvento nella quotidianità. Ma è certo che Zanella esemplifica l’idea di una sapida allegoria ecologica.
…Voglio dire che dall’affabile bestiario, tra preistorico e meccanico, che Zanella va accostando con il suo gustoso impasto di colori occìdui – ancora memori di lande terrestri, di crepuscoli insidiosi e di burrasche – scaturisce piuttosto un sorriso critico che illumina di una nota inedita questa ~ simbologia spaziale legata alle nostre paure. Perfino certe forme “astratte” entrano nel gioco formativo di questa araldica di “casalinghi ” conquistatori dell’habitat, ma per costruire i rusticani e ironici “lem” che Zanella fa uscire, quasi per sortilegio, dal suo attento crogiolo gallaratese.
Giorgio Di Genova
dal volume Generazione Anni Dieci di G. Di Genova, Ed. Bora, Bologna, 1982
… Zanella è un lirico, che esprime il suo lirismo attraverso un uso sensibilistico del colore, muovendolo ora con una traduzione segnica dell’erba, ora con una specie di pointillisme dilatato e sovrapposto, come fosse la visione di un miope, ora con una sovrapposizione serrata di taches che creano effetti di puzzle pittorico, ora con una dilatazione diluita delle zone di colore, che creano una spazialità cromatica. In lui la visione si smarrisce sempre nel colore, fino a stratificarsi, come nei dipinti “a fasce” cromatiche, sempre ispirati a paesaggi (Fasce di prato, terra, bosco, cielo, Fasce di terra, ghiaia; Ticino rosso, cielo).
Negli ultimi tempi questa ottica s’è attestata su suggestivi acquerelli, che sono vere e proprie impressive evocazioni di paesaggi di delicati spessori.
Luciano Caramel
dal catalogo della personale alle Gallerie Civiche d’Arte Moderna, Ferrara, 1991
…In questi dipinti, raccolti in Trittici diversamente organizzati, l’artista in un certo senso dà di nuovo corpo ad una sua vena ricorrente, insieme rivolta al fenomeno e alle qualità interne dei colori, con disponibilità sperimentale, che si esprime nel metamorfico svilupparsi delle immagini, e nel contempo con una sorta di controllo mentale, riconosciuto sin dal 1954 da Guido Ballo, che vedeva il cromatismo dei lavori di Zanella “come filtrato dall’intelletto”. E “mai sensuale”, aggiungeva, intendendo segnalare l’insistito spessore di elaborazione formale, in direzione anche costruttiva, che è tra i fattori che primariamente caratterizzano l’opera del pittore, che non s’abbandona, per indole e cultura, né all’effusione né alla voluttà della manipolazione delle materie: sì, certo queste primarie, che Zanella è pittore – pittore, nel senso antico del termine, ed è del tutto estraneo ad una concettualità che preponga a quelli febbrili i fattori analitico – teoretici; ma mai protagoniste assolute, in un contesto invece variamente determinato dalle ragioni del pensiero e del cuore, della fantasia e della mano .
Ecco, allora, questi nuovi risultati, nei quali si ripropone un filone di ricerca già emerso in passato nel lavoro di Zanella e poi interrottosi.
…L’artista, innanzi tutto, elabora i dati di partenza senza preoccupazioni mimetiche, realizzando una texture fittamente intrecciata, campo di accordi e contrappunti del tutto e solo intrinsechi alla pittura, al quadro; e contestualmente finisce con l’approdare ad un’occlusione spaziale totale, che dissolvendo il rimando all’orizzonte, in una visione ravvicinata e parcellizzata, esclude il riferimento alla totalità della veduta.
Liberatosi da qualsiasi, anche implicita, descrittività, Zanella può così agire sul tessuto cromatico – formale elaborando strutture autonome di rara preziosità e nel contempo serrate; consequenzialmente congegnate, fino a raggiungere un’unità in cui i singoli segni e colori risultano integralmente fusi, da vivere percettivamente, ed esteticamente, come qualcosa di indivisibile e di ormai remoto dagli stimoli che l’hanno originato…
…Non a caso Zanella continua a ricorrere al titolo Paesaggi, pur affermando trattarsi solo di “segni e macchie in movimento”. Non solo: riconosce pure che questi ultimi quadri “si rifanno ad un momento pittorico” da lui vissuto negli anni Sessanta. E allude soprattutto a quei Paesaggi del 1962 nei quali, notavo nel testo già citato, “l’orchestrazione cromatica segue ritmi solo interni, sciogliendo in essi la suggestione dell’impressione naturale”: “quadri innervati di lirica espressività, panicamente diffusa, in cui peraltro continua a dettare le sue ragioni il bisogno di decantare l’immagine, di impostarla chiaramente, con dominata strutturalità”. Come di nuovo oggi, del resto, entro una materia pittorica meno trasparente, eppure fluidamente sciolta in ritmi a fasce che tuttavia non contrastano lo spessore appunto materico dei pigmenti, attraverso i quali anche si concreta quel senso di durata, oltre l’immediatezza del vedere e la percezione medesima della mobile energeticità del tutto, che distingue gli esiti più recenti di Zanella, quasi affondati in dilatazioni cosmiche (non a caso, nelle righe precedenti, m’è avvenuto di ricorrere al termine “galassie”), dove la natura non è solo quella quotidiana, e agevolmente frequentabile, che ci circonda, ma qualcosa che, nella sua incommensurabilità, ci fa perdere nella meditazione, anche ontologica, anche teleologica, della finitezza e insieme del mistero del nostro essere e del nostro destino.
Fabrizia Buzio Negri
da La Prealpina, Varese, 31 ottobre 2000
…Zanella ‘sente’ la materia e il colore pulsargli dentro, ma la tela è campo di sviluppo continuamente controllato in una direzione che va dall’armonizzazione al contrappunto. La Natura è sempre il punto di partenza: sulla superficie pittorica si libera una texture coloristica con un’ordine interiore in grado di suggerire vitalità e poesia. Le recenti opere aprono anche a una singolare cosmogonia che ha prodotto una rarefazione segnica, dove prima era “occlusione spaziale totale”, per dirla con Luciano Caramel che lo ha presentato a Ferrara, Palazzo dei Diamanti nel 1991. La serie “Cosmo”, ora, evoca fine e principio, mistero ed epifania, in una meditazione sull’esistere finito e infinito. Zanella asserisce che, coll’andare degli anni, il suo linguaggio artistico e i suoi significati sono divenuti meno aperti, più interiorizzati. Forse più legati al sogno, alla meditazione solitaria. L’artista autentico sa usare la sua arte quale strumento di colloquio soprattutto con se stesso.
Antonio Maria Pecchini
da VareseWeb, Varese, 15 novembre 2000
…Perché è ormai di pura luce cromatica che si può parlare osservando, oggi, queste tele i cui titoli “Cosmo Azzurro” o ” Cosmo Rosso” commemorano una spazialità infinita.
Così, fuori da ogni possibile descrittività le tele mostrano gli aspetti più intimi, più personali di un ancor giovane ottantaduenne che dentro l’impalpabile alone cromatico dei suoi lavori affonda le ragioni del proprio destino nel comune mistero di ogni nostra quotidiana esistenza.
Massimo Conconi
lettera privata, Varese, 30 ottobre 2000
Carissimo Silvio
….Ti ripeto; mi sono emozionato, nel trovare tanta semplicità tecnica, un mezzo antico, la pittura classica messa al servizio di tanta modernità.
Parlano, anzi danzano, le pennellate nei riflessi dei mari, dei concerti, vibra la superficie per dono della bidimensionalità che si accresce di solo sapiente stesura del colore.
E’ l’uomo di fede, ma fede lunga una vita, una fede nell’arte che esce anche nel pittore. E’, mi sembra, una lunga interminabile preghiera, la tua, che emerge da lunghi anni di pratica rigorosa, di esperienza purificata, anche da una velata nostalgia del senso della natura, è come se i tuoi piccoli occhi strizzandosi nel gioco del pensiero o solo della fisica miopia avessero trattenuto frammenti di luce naturale vibrante, per, a secondo dell’ora del giorno, trasmetterla da vicino nelle tue tele.
Mi viene in mente, la “teoria dell’esperienza” di Martin Heiddeger così bene espressa nel suo scritto “Sentieri interrotti”, uno studio giovanile; si parla del senso dell’esperienza come compiutezza, dell’assorbire i casi della vita attraverso il filtro dell’io, dello spirito, della risonanza interiore. Ecco quanto mi sembri tu, l’uomo d’arte, lo “storico direttore”, della Civica Galleria d’arte di Gallarate, un “homus faber”, il “magister ludi” del “Gioco delle perle di vetro” del romanzo di Hesse, che non è condizionato nella sua lunga stagione d’arte d’altro che da se stesso, cioè dal senso di una lunga esperienza, nella pratica dell’arte, della conoscenza, della genesi; ed è stupefacente la freschezza e lucidità della tua opera pittorica destinata, così mi sembra, a durare oltre il breve soffio del nostro spirito dentro al corpo; qui sulla grande sfera di Gaia.
Grazie per le emozioni, giovanissimo Silvio.