Lilliana Bianchi – Galleria dell’Università del Melo

Data
16/11/2018 - 16/12/2018


Una consistente dose di talento fa un buon pittore, un adeguato temperamento lo rende un vero artista. Di certo a Lilliana Bianchi non facevano difetto né l’uno né l’altro di questi attributi: un talento innegabile e un temperamento umano che trainava una creatività prorompente e mai accomodata sugli obiettivi realizzati.

Se i veri artisti sono merce rara, gli artisti capaci di comunicare la loro passione per l’arte sono ancora più difficili da trovare e vere eccezioni sono quelli dotati del dono della maieutica, la capacità di destare negli allievi la dimensione artistica personale che giace nelle profondità dell’animo, sepolta talvolta dall’incuria e dalla deprivazione culturale, talaltra al contrario soffocata dagli stereotipi e le prigioni mentali delle convenzioni.

Lilliana Bianchi era dotata di un carisma speciale in questo lavoro di archeologia umana da cui portava alla luce i tesori più nascosti, e talvolta insospettabili, dalle menti e dalle mani dei suoi allievi, inconsapevoli essi stessi delle proprie potenzialità nascoste e risorse creative latenti.

Non era un’insegnante, anche se ha insegnato arte a generazioni di giovani nelle scuole e anziani negli atelier, non era un mastro d’arte, anche se ha creato laboratori che hanno lasciato impronte indelebili, Lilliana era una levatrice, un’ostetrica della creatività, capace di far venire alla luce la dimensione intuitiva ed estetica nascosta dentro le persone, permettendo ad ognuno di trovare il proprio percorso espressivo e le proprie modalità, senza mai prevaricare le singole soggettività con il condizionamento di uno stile o un marchio scolastico precostituito.

L’impronta inconfondibile del suo lavoro di artista e di educatore era l’autenticità dell’atto creativo, esplicito nella forza emozionale di uno stile pittorico in cui immediatezza e ricerca si intrecciano, coniugando ad un tempo leggerezza e profondità, e pure trasparente nelle opere degli allievi, anche quelli più anziani  e tanto amati dell’Atelier del Melo, autori di lavori di straordinaria autenticità espressiva, alieni da stereotipismi formali e cedimenti retorici, a dispetto dell’età e del livello necessariamente amatoriale del laboratorio, dando vita a percorsi che hanno regalato all’Università e ai suoi pittori in pectore stagioni indimenticabili di ordinaria follia artistica.

Dr. Marco Predazzi

Galleria dell’Università del Melo

Via Magenta 3 – Gallarate
www.melo.it

lunedì – domenica 16 – 19
ingresso libero